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Le spose della Luna 

di Emma Fenu

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Le spose della Luna è un romanzo ambientato nel cuore della Sardegna nel 1911 e ispirato alla vicenda della bandita Paska Devaddis, di Orgosolo. Dopo essere stata falsamente accusata di omicidio, scappò sui monti per sfuggire alla giustizia. Fra faide, amore, odio, morte, misteriose apparizioni, magia bianca e nera, si snoda un’intensa storia di donne forti come pietre nuragiche e potenti come dee, mosse da sentimenti ancestrali.

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ISBN: 9788832101805

Pagine: 136

Prezzo: 10€

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Le dee del miele

di Emma Fenu

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"Le Dee del miele" è una storia, ispirata alla realtà, che si snoda attraverso tutto il Novecento, ambientata in una Sardegna intrisa di mito e memoria. In tale contesto, in cui si fonde un universo parallelo di spiriti, fate e demoni, spetta al mondo muliebre vegliare sulla vita e sulla morte. Le protagoniste sono, infatti, quattro donne: Caterina e Lisetta, fanciulle che non si conoscono, ma che diverranno consuocere; Marianna, figlia adottiva di Lisetta; e Eva, figlia di Marianna. Sono creature diverse fra loro, per ceto sociale e vissuto, ma legate dai fili del destino fino a divenire parte l'una dell'altra, tramite un cordone ombelicale di sangue, luna, farina, miele, mistero, esoterismo e agnizioni. Sarà Eva a riannodare il filo rosso di mestruazioni, parti e aborti delle sue antenate e a scoprire il vero segreto del "dono" di famiglia. Questa è, dunque, una storia di Donne. Donne madri, forti come Dee, capaci di rinascere dopo infinite eclissi. Donne mamme, lune piene, dolci come miele. Dee del miele.

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ISBN: 9788832101157

Pagine: 136

Prezzo: 10€

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Vite di madri 

di Emma Fenu

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"Vite di madri" è un romanzo che si snoda attraverso storie di donne legate fra loro, apparentemente, solo da un percorso di infertilità. L'incipit e la conclusione, entrambe affidate a un io narrante che si rivolge direttamente al lettore, illustrano il progetto che l'autrice, anch'essa infertile, ha deciso di condividere creando una raccolta di centocinquanta testimonianze vere, rielaborate, che gettano luce sul lato oscuro della maternità negata o infertile nell'utero e nel cuore. Sono tredici storie. Storie di donne mortificate nella femminilità, da abusi o da malattie o da eventi imponderabili. Storie di nonne e madri, che hanno generato creature infertili nell'utero e nel cuore. Storie di bambine, ora cresciute, ma ancora bramose di una carezza. Storie di figlie desiderate, con amore indomito. Storie di guerriere vittoriose, non di vittime, che hanno saputo rialzarsi e sorridere alla vita. In verità, sono tutte storie di Madri. Madri di idee, di progetti, di sogni. Seni turgidi di Dee che accolgono amiche, sorelle, mariti, amanti. Madri delle proprie madri e perfino di se stesse, capaci di far germogliare speranza e abortire fantasie, di creare dal nulla e di nutrire di sé.

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ISBN: 9788832101126

Pagine: 112

Prezzo: 10€

Emma Fenu

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Emma Fenu, nata e cresciuta respirando il profumo del mare di Alghero, ora vive felicemente a Copenhagen, dopo aver trascorso un periodo in Medio Oriente. Ogni cinque anni, per esigenze lavorative, cambia nazione o continente. Laureata in Lettere e Filosofia, ha conseguito un Dottorato in Storia delle Arti. Scrive per lavoro e per passione. Si occupa da anni di storia delle donne, di letteratura e di iconografia; recensisce libri e intervista scrittori per vari siti web; gestisce il blog “Cultura al femminile”; tiene corsi di scrittura creativa e insegna lingua italiana agli stranieri. Oltre alle pubblicazioni con Officina Milena, ha già pubblicato con Milena Edizioni il saggio “Nero rosso di donna” e le filastrocche per bambini "È da una fiaba che tutti arriviamo".

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Intervista all'autrice Emma Fenu

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Nei tuoi romanzi emergono figure femminili dai tratti ben delineati. Su quali aspetti della personalità femminile vuoi porre l’attenzione?

 

L’universo femminile è complesso, variegato, misterioso: sfugge a modelli imposti dal patriarcato, derivati dal passato, e a stereotipi di genere, tutt’oggi proposti. Le donne sono forti e fragili; sono ribelli e resilienti; sono dolci e spietate; sono principesse e guerriere; sono madri e matrigne; sono dee e streghe. Meravigliosamente imperfette, sono capaci di rinascere, come la luna dopo infinite eclissi, rinnovandosi eppur rimanendo fedeli a se stesse. Sigmund Freud stesso asserì che nemmeno la psicologia può sciogliere l’enigma della femminilità.

 

Le tue storie sono spesso ambientate nel passato. Come riesci a trovare il giusto equilibrio tra la tradizione e la modernità?

 

Sapere chi eravamo ci può far comprendere chi siamo diventati e far sognare, per agire, chi vogliamo diventare. Non c’è soluzione di continuità fra tradizione e modernità, ma un cordone ombelicale di generazioni, nate dall’utero della Storia, che compiono un viaggio, trasmettendosi un’eredità. A volte è uno scrigno prezioso, a volte un fardello. 

 

Come nasce l’interesse per il personaggio della bandita Paska Devaddis?

 

Paska Devaddis, la bandita di Orgosolo ingiustamente accusata di omicidio che si diede alla macchia e morì fra i monti del cuore dell’Isola, è un personaggio che ha affascinato molti narratori e saggisti. Si sa poco di lei, e molto della leggenda che la circonda, secondo la quale era una virgo virago, non corrisponde alla vera natura della fanciulla. Conoscevo la sua storia, ma forse l’avevo dimenticata. Due anni fa una mia cara amica, Simona Lasi, mi suggerì di leggere un articolo: era un momento in cui ero particolarmente recettiva e così Franzisca, frutto della mia immaginazione e osmosi di Paska, di me e di mille donne, si presentò a me. 

 

Tra i libri pubblicati, a quale ti senti maggiormente legata? 

 

Mi sono posta questa domanda alcuni giorni fa, osservando l’anteprima della cover de Le spose della Luna. Può una madre scegliere fra i suoi figli? Ne può vedere pregi e difetti, caratteristiche peculiari, ma sono tutti creature che ama, nella loro imperfezione.

 

Qual è il tuo pubblico di riferimento? 

 

Statisticamente le mie lettrici sono soprattutto donne con una grande passione per la lettura, di buona cultura e oltre i 40 anni. Alcune sono molto adulte e si meravigliano di come io sia, nel narrare, una “giovane donna d’altri tempi”, come mi definì nel corso di una presentazione Maria Antonietta Macciocu, scrittrice e storica che ha curato la prefazione del mio ultimo romanzo, aggiungendo, in quest’ultimo testo:  

“Emma Fenu ci offre un romanzo complesso, una sfida in questi tempi di semplificazione letteraria, in cui si accavallano voci, persone, situazioni, realtà storiche e leggende. Ci vuole la complicità emotiva del lettore per convogliarle in un unico filo che restituisca sensazioni, ambienti, usi costretti e usi introiettati nei tempi e negli spazi. 

Perché la Fenu non ci chiede di analizzare ma di sentire, di entrare nella dimensione mitica, o meglio onirica, in cui il tutto si snoda, incubo di un destino segnato nei secoli a cui nessuno, e soprattutto nessuna, vuole o sa sottrarsi (forse la ragazzina, alla fine). Ci coinvolge avvalendosi di una lingua evocativa (di usi, modalità, sentimenti, dolori) più che descrittiva, contratta a volte come poesia ermetica, ricca di parole musicali, analogie e metafore ardite, a cui si è costretti ad abbandonarsi come a una nenia attorno al fuoco, subendone la suggestione. 

E mi sento straniera in casa mia anch’io che pure sono sarda. Sarda del primo libero comune, della prima università, dell’ardore risorgimentale e del patriottismo bellico, del ponte teso sul Continente, come è sempre stata la città di Sassari. Figlia di un’altra storia a poche centinaia di chilometri da quei luoghi, dai quali da bambina mi arrivavano racconti lontani come fiabe, esotismi di terre remote che non mi appartenevano. O suggestioni letterarie di scrittori di altri tempi. E mi chiedo cosa spinga una giovane donna moderna, per di più di Alghero, a riproporre quei luoghi e quelle storie, quelle donne, con un taglio al limite tra l’arcaico e la partecipazione empatica, che risulta tanto trascinante”. Sono molto lusingata dall’attenzione di ogni lettore e scrivo per tutti. Per donne e uomini, per chi è nato prima di me, per i figli della mia epoca e anche per bambini e adolescenti.

 

Come nasce la tua passione per la scrittura? Quanto la terra sarda ha inciso sulle tue storie?

 

Ho iniziato a scrivere fiabe e racconti da bambina. Immaginavo storie, le redigevo, le illustravo e le interpretavo in spettacoli che intitolavo “Emma Show”. Avevo una sola spettatrice, mia madre, e non chiedevo di meglio. L’approccio a una scrittura da adulta e destinata a fruitori estranei è avvenuto in ambito accademico, soprattutto durante il dottorato di ricerca: quindi la narrativa è frutto di una maturazione ed evoluzione che inizia con la saggistica e con la ricerca nell’ambito della storia, della letteratura e dell’antropologia al femminile. La Sardegna è diventata il mio teatro, teatro nell’accezione in cui lo fu per Grazia Deledda, ossia non - luogo in cui ambientare tragedie di sentimenti ancestrali, durante la mia seconda esperienza di espatrio, quando dal Medio Oriente mi sono trasferita in Danimarca, dove risiedo attualmente. Mentre osservavo i fiocchi di neve imbiancare i tetti spioventi di Copenhagen, da dietro i vetri della mia finestra, mi sono ritrovata a pronunciare il titolo del mio secondo romanzo: Le dee del miele. E di miele sardo avevo voglia, di quello amaro di cui scrisse Salvatore Cambosu, di quel sapore di infanzia, nostalgia e mistero, di quel sogno di epoche mai vissute che sono mie, che sono la mia storia e la mia identità. 

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