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Qualcosa respira nel ripostiglio

di C. Martin con illustrazioni di Diana D. Gallese

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Mondi popolati da fate, strane creature annidate nei ripostigli, gelatine che prendono vita: sono soltanto alcune delle sfide che i giovani protagonisti di questi racconti si troveranno ad affrontare, insieme a quella più grande della crescita. Attingendo all’immaginario classico dell’orrore ma con la leggerezza della narrativa per ragazzi, l’autore intrattiene il lettore ma al tempo stesso lo prepara alle insidie dell’adolescenza.

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ISBN: 9788832101201

Pagine: 144

Prezzo: 12 €

Di seguito le sinossi dei tre racconti contenuti nel libro
Nonna e il libro delle fate.jpg
Sandy e lo scheletro Capitolo 31.jpg
Casa e tosse, fine capitolo 14.jpg

FAIRYLAND

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Richy e Dana, due fratelli che litigano spesso, non hanno idea di cosa li aspetta: quando l’ennesima discussione provoca un incidente e si ritrovano da soli nel bosco, il mondo intorno a loro sembra essere cambiato. Nonostante tutto, però, c’è qualcosa di familiare: somiglia proprio a Fairyland, regno immaginario di cui parla il libro della nonna. Ma è immaginario davvero? I due ragazzini riusciranno a uscirne per ritrovare i genitori? 

 

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QUALCOSA RESPIRA NEL RIPOSTIGLIO

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Greg e Sandy sono due dodicenni coraggiosi. Nonostante la presenza di Lucas e Tommy, i bulletti della scuola, riescono a tener testa alle baruffe e a farsi notare dai compagni. Un giorno, però, Greg sente uno strano respiro provenire dal ripostiglio in cui la professoressa Dresher tiene gli oggetti didattici e, pare, anche qualcosa di fin troppo personale.

Quale segreto si nasconde dietro quella porta? E come mai la Dresher viene ritenuta una donna molto strana? I due ragazzi si imbatteranno in un’avventura spaventosa per scoprirlo e useranno quel segreto per vincere l’eterna battaglia contro Lucas e Tommy.

 

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UNA TERRIBILE GELATINA

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Tara vive in una grande casa antica ereditata dal padre, insieme ai genitori e al fratellino Roger. Non va molto d’accordo con lui, ma per fortuna c’è Jerry, il suo migliore amico dall’accento francese. 

Quando i due ragazzi si trovano in difficoltà per il progetto di scienze, è proprio la golosità di Roger a offrire una soluzione: la gelatina Jelly che si trova nel frigo, infatti, sembra essere davvero speciale. Questo esperimento, però, si rivelerà più complicato del previsto e porterà la piccola Tara a scoprire come mai l’ingresso in cantina le era stato vietato fino a quel momento.

L'illustratrice Diana Daniele Gallese

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Illustratrice, grafica e pittrice italiana, nasce ad Avezzano (AQ) nel 1994, e vive attualmente nella sua casa natale a Luco dei Marsi, piccolo centro in provincia dell’Aquila, costantemente immersa in libri, tele e progetti.

Sin da piccola nutre la passione per l’Arte e si cimenta in diversi concorsi locali, conseguendo vari premi. Si forma artisticamente presso il Liceo Artistico Vincenzo Bellisario di Avezzano, sua seconda casa.

Nel 2017 si diploma in Grafica e Illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata (MC) con il massimo dei voti. Ha studiato con professionisti dell’illustrazione per l’infanzia come Pablo Auladell, Stefano Bessoni e Maurizio Quarello,  presso la Summer-school, ARS IN FABULA, di Macerata (MC).

Per Officina Milena ha pubblicato anche l'albo illustrato La Leggenda di Sleepy Hollow.

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Intervista a Diana

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A quale immaginario hai attinto per creare le illustrazioni del libro di C. Martin?

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Ho creato le illustrazioni attingendo all'immaginario gotico e folkloristico americano, immergendomi totalmente nelle storie, cercando di creare uno stile macabro ed ironico allo stesso tempo, puntando sì, allo “spavento” ma cercando di mantenere una buona dose di ironia, che aleggia nei racconti di C. Martin. Sicuramente lo stile del buon Tim Jacobus, l'illustratore della collana soft-horror americana “Goosebumps”, in Italia nota come “Piccoli brividi”, mi ha ispirata, quel tanto che basta a creare quella “citazione” di un carattere profondamente identitario che tutti oramai conoscono anche solo di vista. In ultimo ho attinto all'immaginario gotico fumettistico del grande Dino Battaglia, cercando di creare delle illustrazioni che fossero un incontro tra illustrazione e fumetto, tra dinamismo ed espressività, accompagnandole, dove ho ritenuto opportuno, con le onomatopee.

 

Quale delle tre storie ha ispirato maggiormente la tua fantasia artistica e per quale motivo?

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Ho amato tutti e tre i racconti dell'autore, ma posso ben affermare che Fairyland è assolutamente il racconto a me più vicino, per trama, per quel dolce stile che mi ha fatto tornare in mente le fiabe, la figura della nonna, il libro oggetto “maledetto” e i due bambini protagonisti, Richy e Dana, e quel senso di avventura che ti lascia col fiato sospeso sino alla fine. È qui che mi sono immersa totalmente, dando vita a illustrazioni doppie, animando gli alberi con occhi, nasi bocche, lasciando librare le piccole creature fatate. Mentre creavo le illustrazioni nella mia mente sono rinvenuti i vecchi racconti irlandesi, i vecchi libri letti sull'immaginario celtico, le mie illustrazioni della valle incantata create per la graphic-novel “La Leggenda di Sleepy Hollow”.  E sulle fate cito David Larkin: “Gli esseri che abitano dentro o vicino ai fiumi e ai torrenti sono in genere meno pericolosi dei loro simili che popolano i mari e i laghi.”

 

Che cosa ti spinge a disegnare una scena/ un personaggio/ un oggetto rispetto ad un altro?

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Le parole devono sollecitare, devono risvegliare in me qualcosa, così che io passa dar loro forma, regalare un'immagine, e lasciare fluire il carboncino e il pennello. Spesso si pensa che il ruolo dell'illustratore sia quello di “accompagnare” il testo dell'autore, io credo sia più giusto affermare che il ruolo di noi illustratori sia interpretare il testo, darne un valore aggiuntivo, una nota in più, che ti spinga a soffermarti su una pagina quei 30 secondi in più, prima di voltarla. Nei racconti di Martin, ho preferito dare un volto alle “figure fantastiche” che li popolano più che ai personaggi principali: fate, scheletri, case che respirano, viscide gelatine imponenti e alberi per nulla rassicuranti, accompagnate da “BLLL” o “FIIII” che rendono il tutto più divertente ed idoneo ad un pubblico di ragazzi. Posso ben affermare di essermi molto divertita e di essere pronta a nuovi progetti.

Intervista all'autore C. Martin

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A quali film, libri o serie televisive ti sei ispirato per la creazione dei tuoi racconti horror?

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Senza dubbio i Piccoli Brividi di R.L.Stine. Ero un quattordicenne con tanta fantasia e voglia di mettersi in gioco. Così trovai un modo tutto mio per simulare Stine. Credo di essere riuscito a proporre uno stile mio, tutto sommato, e storie alquanto stimolanti.

 

Alcuni dei tuoi racconti affrontano anche il tema del bullismo, in che modo pensi che la sua presenza nelle storie che hai scritto possa essere utile ai lettori più giovani?

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L’immedesimazione sono certo aiuti molto. Ho subito episodi di bullismo anche io, ma i libri mi hanno sempre fatto compagnia. Ho sempre preso, dai personaggi dei libri che leggevo, il coraggio che li connaturava e che avrei tanto voluto avere io. Molto spesso ha funzionato.

 

In futuro hai intenzione di scrivere altri racconti dell’orrore per ragazzi o per adulti o ti dedicherai ad un altro tipo di letteratura?

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Ho molte storie già scritte, altre solo abbozzate. Mi diverte scrivere horror per ragazzi, creare situazioni paradossali e combinarle con la realtà. Penso sia una maniera divertente di lasciare ad altri, esperienze e insegnamenti utili. Quindi sì, credo che continuerò.

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